Al terzo giorno di sciopero della fame, Deborah ci manda il suo racconto coinvolgente e toccante. E un’altra splendida playlist.
Grazie!


GIORNO 3

Doveva essere ieri il giorno più difficile, e invece no, devo ammettere che è oggi.

Stamattina all’alba il corpo mi ha svegliata lamentandosi: scricchiolavo dappertutto come un vecchio veliero, e mi sembrava che lo spazio tra la mia bocca e le mie viscere si fosse trasformato in un unico grosso tubo che gorgogliava sinistramente.

Avevo freddo nonostante il piumone e due coperte così quando ho capito che non mi sarei riaddormentata tanto facilmente per il disagio, sono scesa per farmi una boule dell’acqua calda.

Mi sentivo stanca, stremata e sentivo che stavo perdendo la motivazione. Ho messo l’acqua a bollire poi ho aperto lo sportello della “colazione” della mia cucina, ho preso la scatola dei Corn Flakes, ho aperto il sacchetto ne ho preso una manciata e me la sono gettata in bocca.

Così.

Mentre masticavo è sopraggiunto un senso di sconforto (no…! come ho potuto, e la consapevolezza??!) ma piano piano il corpo si sentiva ristorato, ne godeva immensamente. Ho continuato a masticare molto lentamente, consapevolmente questa volta, e ho ringraziato il corpo per aver preso in mano il timone.

Ci voleva. Punto.

Ho deciso che potevo scegliere come sentirmi (fallita? senza volontà?) e ho deciso che avrei scelto un’altra strada: ho deciso di sentirmi BENE, perché molto semplicemente era come mi sentivo in quel momento, nonostante e grazie allo scivolone.

Per cui andiamo avanti, sono al terzo giorno di sciopero, quindi inizia la discesa. (Speriamo!).

Vorrei tornare a quello che vi raccontavo ieri, vorrei parlare ancora della paura, la paura che ci fa arroccare, nel tentativo disperato, ed impossibile da realizzare, di sentirmi al sicuro.

Pensavo che invece, adesso come non mai abbiamo bisogno di uscire dalla nostra rocca, dal nostro guscio, è il momento in cui TUTTI possiamo fare la differenza.

VI racconto una cosa di me: quando è arrivata la notizia del primo lasciapassare, i miei figli 21 e 25 anni hanno deciso di fare la puntura. Studente in giurisprudenza uno, studente in Filosofia e lavoratore l’altro, molto intelligenti, (figli miei eheh) lucidi magari anche con un filo di provocazione nei miei confronti, hanno fatto le loro valutazioni (si, mamma è un’ingiustizia) ma scelto così alla fine, principalmente per non subire l’isolamento sociale. È stato molto difficile per me accettarlo, ma non potevo fare altrimenti, sono adulti ed era loro la scelta.

Quello che mi ha fatto davvero male però è stato sentirmi ALIENATA dai miei stessi figli. Perché una imposizione esterna aveva creato una frattura tra noi. Per giorni mi sono sentita terribilmente sola. Non volevo avere ragione, volevo solo che mi vedessero, volevo solo che vedessero il mio sconforto e la mia sofferenza, quello che stavo pagando per un’imposizione malata. Quella era la cosa più importante in quel momento. Per cui ho deciso di parlarne con loro: “ho bisogno che mi chiediate di tanto in tanto ‘mamma, come stai?’, solo questo e poi mi ascoltiate un po’ mentre mi lamento, senza giudicare, solo questo.”

È stato molto utile, è bastata questa domanda per migliorare di molto l’energia della nostra famiglia.

Mi sono sentita vista e capita, nessuno ha cambiato idea, ma ci guardiamo con uno sguardo diverso.

E voi, se non l’avete già fatto, provate a chiedere a chi vi sta vicino, anche e soprattutto se la pensa diversamente da voi “Cara, caro, come stai? “. Provate a farlo. Così, semplicemente, provate a fare questa domanda e poi restate fermi ad ascoltare. Restate solo consapevoli del vostro respiro mentre l’altro parla. Non dovete ribattere, non dovete convincere, non dovete difendere la vostra idea o distruggere la sua, solo ascoltare e guardare l’essere umano che si trova di fronte a voi.

Annuite, sorridete e magari alla fine datevi un abbraccio.

Consapevoli che alla radice della sofferenza di entrambi, c’è la stessa paura: quella di morire e di restare soli e isolati.

E tenete sempre bene a mente i versi: “Tu sei me ed io sono te, non è ovvio che inter-siamo?”.

Continuiamo il viaggio.

Leggo il vostro supporto, ho ricevuto anche dei messaggi privati, non me l’aspettavo, grazie davvero, mi sta aiutando!

La playlist di oggi (voglia di ballare):