Scienza e ideologia scientifica

25 luglio 2022 – PAROLE RADICALISCRITTI E CONTRIBUTI

di Aligi Taschera

Nell’ambito del movimento che si è opposto e si oppone alle politiche pandemiche del governo e al green pass (detto dalla stampa mainstream genericamente “no vax”) serpeggia, se non ostilità, per lo meno una certa diffidenza per la scienza.

Prenderò a testimonianza di ciò un passo da un bell’articolo dell’avvocato Alessandro Fusillo (personaggio di spicco del movimento) uscito su www.miglioverde.eu il 15 luglio scorso e intitolato “Il Tribunale di Roma prevede l’abolizione del diritto alla vita”.

Verso la fine dell’articolo si legge quanto segue:

“L’epoca della modernità ha visto l’emergere di un nuovo credo, quello della scienza… Scientifiche, ad esempio, erano le ragioni della necessaria eliminazione della borghesia e delle parti malate della società da parte dei bolscevichi.
Fondate sulla genetica furono le ragioni addotte dai nazionalsocialisti per lo stermino degli ebrei e delle razze considerate inferiori. L’eugenetica guidò i progetti di sterilizzazione di massa dell’Inghilterra vittoriana o della California di un secolo fa.”

Questo passo, evidentemente critico verso il “nuovo credo della scienza”, si basa su una fondamentale confusione. La confusione tra la scienza intesa come metodo critico di elaborazione e di controllo delle conoscenze e la scienza come ideologia.

Come è noto, la scienza moderna nacque con Galileo Galilei, in opposizione alle spiegazioni del mondo fondate sul principio di autorità. E’ nota la sua condanna da parte dell’inquisizione romana, condanna che Galilei si attirò, tra l’altro, proprio per aver sostenuto che nessuna autorità può avere la priorità sulle sensate esperienze connesse con le dimostrazioni: “…mi par che nelle dispute di problemi naturali non si dovrebbe cominciare dalle autorità di luoghi delle scritture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie…” e ancora “pare che quello degli effetti naturali che o la sensata esperienza ci pone dinanzi a gli occhi o le necessarie dimostrazioni ci concludono, non debba in conto alcuno essere revocato in dubbio… per luoghi della scrittura che avessero nelle parole diverso sembiante” (lettera alla Serenissima Madama La Gran Duchessa Madre Cristina di Lorena).

E che cosa sostituisce, la scienza, al principio di autorità? Le sensate esperienze e le necessarie dimostrazioni. Vale a dire, un gioco con regole (il metodo scientifico), in cui tutti i partecipanti sono uguali, destinato a creare consenso razionale. L’autorità non è più quella della fonte: la sacralità di un testo, la sua ispirazione divina, o la pretesa superiorità di una persona particolare in quanto ispirata. L’autorità massima è quella dell’esperienza sensibile, che ciascuno, anche un analfabeta, può avere, unita alla logica. L’uso del metodo scientifico permette di elaborare la conoscenza scientifica. La conoscenza scientifica è data nel linguaggio, o in corpi di proposizioni connesse tra loro che sono le teorie scientifiche. Ciò che distingue il linguaggio o le teorie scientifiche è la controllabilità delle sue affermazioni. Le teorie sono controllabili qualora da esse si possano dedurre proposizioni che descrivano fatti od eventi pubblicamente osservabili. In termini generici (non possiamo in questa sede fa ricorso ad un’esposizione rigorosa) si può dire che la conoscenza scientifica permette di prevedere possibili osservazioni (cioè osservazioni future) date alcune condizioni osservabili di partenza; l’assenza delle osservazioni previste porta alla correzione della conoscenza e alla sua evoluzione.

La scienza, dunque, è sostanzialmente uno forma di descrizione (per quanto ipotetica) del mondo, che permette di mettere in relazione determinate osservazioni effettuate con altre previste. Essa (per quanto in modo ipotetico e provvisorio) descrive il mondo: ci dice che cosa accade se si attuano o si verificano determinate condizioni. Nulla di meno, ma anche nulla di più.

La conoscenza scientifica non può dirci che cosa è bene che accada. Essa non può fornirci valori o fini delle nostre azioni. Questo punto è chiarito efficacemente da L. Wittgenstein, che, nel Tractatus Logico philosophicus scrive: “6.41 … Nel mondo tutto è come è, e tutto avviene come avviene; non vi è, in esso, alcun valore – né, se vi fosse, avrebbe un valore. Se un valore che ha valore v’è, dev’esser fuori da ogni avvenire ed essere-così…”

La conoscenza scientifica descrive (o tenta di descrivere ipoteticamente) il mondo così com’è: non ci esenta, e non ci può esentare, dalla responsabilità della scelta morale.

Il progresso della conoscenza scientifica nel XIX secolo ha eroso i tradizionali riferimenti religiosi, e, in sostituzione di essi, ha determinato la comparsa di una nuova ideologia: l’ideologia scientifica. E’ bene ricordare che la visione religiosa (per lo meno cattolica) del mondo riconosce all’uomo la libertà di scelta (il “libero arbitrio”, nella terminologia religiosa), oltre a fornire delle regole d’azione (i comandamenti) e dei fini dell’azione umana (la salvezza). Tuttavia l’uomo è libero di seguirli o no, ed è dunque responsabile delle sue azioni. E’ libero di scegliere la salvezza o la dannazione.

Nel corso del XIX secolo compare una nuova ideologia (se pure coniugata in correnti di pensiero molto diverse tra di loro) che pretende di fondare valori e precetti etici sulla descrizione oggettiva del mondo, cioè sulla scienza, esentando in tal modo l’essere umano dalla responsabilità individuale della scelta morale, e che, in tal modo, pretende di sostituirsi alla religione. La caratteristica centrale di questo atteggiamento ideologico è ben riassunta dalle seguenti parole di Auguste Comte: “In effetti, non si può realmente sistematizzare la condotta umana, persino quella privata, che in seguito ad una sufficiente determinazione dell’avvenire. Da ciò risulta la subordinazione oggettiva della morale… alla sociologia”.

Tralasciamo qui il fatto che l’etica comtiana è ben più complessa (e, a parer mio, condivisibile) di quanto appaia in questa affermazione, e che Comte, riconoscendo la dipendenza dell’etica dalla religione in tutte le società, sentì il bisogno di fondare una nuova religione (la religione dell’Umanità). La frase citata sopra esprime bene la pretesa di fondare la morale sulla conoscenza oggettiva (in questo caso sulla scienza della sociologia, da Comte stesso fondata).

Un atteggiamento analogo, se pur basato su presupposti diversissimi e incompatibili, si trova in Marx. Nel suo pensiero la morale non ha certo l’importanza centrale che ha nel pensiero di Comte: essa è degradata a sovrastruttura ideologica (cioè destinata a giustificare l’esistente). E tuttavia l’azione umana è destinata a realizzare l’oggettivo corso dialettico della storia, finalizzato alla realizzazione della società senza classi, cioè del socialismo. La conoscenza dialettica del corso della storia viene definita da Marx “scientifica” La scienza di cui parla Marx, tuttavia, poco ha a che fare con la scienza come si è sviluppata a partire da Galilei e le cui caratteristiche abbiamo cercato di riassumere brevemente. Per Marx la scienza è quella elaborata da lui. Ad essere cattivi si potrebbe dire che Marx, sulla scia di Hegel, ha attribuito l’aggettivo “scientifico” alla sua dottrina del socialismo usando la scienza per conferire maggior credibilità alle sue dottrine. Torneremo tra poco su questo punto. 

Prima mi si permetta di far notare che persino Nietzsche, nemico giurato della scienza e di qualunque forma di razionalità, pretende di fondare i suoi valori (forza, capacità di causare dolori, sottomissione o anche eliminazione dei deboli, esaltazione dell’ordine gerarchico) sull’oggettivo ordinamento della natura. Scrive infatti nell’Anticristo: “L’ordinamento delle caste, la legge suprema, dominante, non è che la sanzione di un ordinamento della natura, sopra la quale nessun arbitrio, nessuna «idea moderna» ha potere”. E ancora: “L’ordinamento delle caste, la gerarchia, formula soltanto la legge suprema della vita stessa… e, in Al di là del Bene e del Male: “I fisiologi dovrebbero riflettere prima di stabilire l’istinto di conservazione come l’istinto cardinale di un essere organico. Un’entità vivente vuole soprattutto scatenare la sua forza – la vita stessa è volontà di potenza” Le idee di Nietsche non possono certo essere prese come esempio di ideologia scientifica, dato il disprezzo per la scienza manifestato dal loro autore; tuttavia le ho citate perché hanno in comune con l’ideologia scientifica l’idea che si possano derivare sistemi di valori da una realtà oggettiva, che, nel suo caso, non viene spacciata come conosciuta attraverso la scienza, ma viene affermata dogmaticamente, senza tentativi di giustificazione. Le ho citate in questa sede perché costituiscono la terza ideologia nata nell’800 che ha fornito la base ad un sistema totalitario del XX secolo. Qui uso il termine ideologia in senso forte, o marxiano: sistema di idee che giustifica il dominio. L’ideologia marxista, che si spacciava per scienza, ha fornito la giustificazione al dominio dei funzionari di partito in Russia; quella Nietzscheana, assieme al darwinismo sociale (forma tipica di ideologia pseudoscientifica) ha fornito la giustificazione al dominio del partito nazista.

Prima di tornare all’oggi dobbiamo tornare alle caratteristiche dell’ideologia scientifica. Oltre che pretendere di fare una cosa che la scienza non può fare, cioè fondare valori e principi morali, l’ideologia scientifica usa la scienza come fonte di autorità, come mantello per avvolgere di credibilità le sue affermazioni. Essa adotta il linguaggio della scienza solo apparentemente, ma non si preoccupa che le sue affermazioni siano effettivamente controllabili (confutabili o verificabili attraverso l’esperienza e il controllo logico). In altri termini l’ideologia scientifica si basa su quel principio che la scienza aveva demolito: il principio di autorità. L’autorità e la credibilità della scienza divengono un modo per diffondere in modo credibile ideologia; spesso gli scienziati approfittano dell’autorità acquisita con ricerche scientificamente fondate per diffondere ideologia ammantata di scienza. Ma il fatto che delle affermazioni vengano enunciate da uno scienziato serio ed usino termini utilizzati dalla scienza non fa di esse affermazioni scientifiche, se tali affermazioni non sono confermabili o confutabili da osservazioni.

Oggi l’ideologia scientifica fornisce la giustificazione al dominio totalitario di una nuova casta tecnocratica, che ha visto nello sviluppo delle tecnoscienze emergenti (informatica e bioingegneria) l’occasione per affermarsi. L’ideologia scientifica attualmente dominante pretende che dalla scienza (vera o presunta) sia derivabile un sistema di valori indiscutibile, al quale tutti devono adeguarsi, risparmiandosi assumere la propria responsabilità della scelta morale. Persino il Papa ha finito per prestar la sua autorevole voce al servizio di questa ideologia, sostenendo che vaccinarsi è un dovere morale. La politica, assecondata e sostenuta dalla stampa, è andata anche più in là: ha sostenuto di non aver compiuto alcuna scelta, ma che le sue decisioni sono state compiute direttamente del coronavirus sars-cov2, o comunque sono state dettate inevitabilmente da tale virus. 

E’ ovvio che l’ideologia scientifica, che sta alla base di un atteggiamento totalitario, va combattuta in tutti i modi. Ma confondere la scienza, o la conoscenza scientifica, con l’ideologia scientifica è grave. Implica assegnare all’ideologia scientifica una dignità che non ha, cosa che Fusillo puntualmente fa, sostenendo che il razzismo dei nazisti e i programmi eugenetici inglesi e americani avessero basi scientifiche. E soprattutto comporta che, rifiutando giustamente l’ideologia scientifica e i poteri che se ne servono, si finisca per combattere anche la conoscenza scientifica e il metodo scientifico. Ma in questo modo ci si priva del più potente strumento critico che l’intelligenza umana abbia elaborato, che ha fornito le basi al pensiero critico e alla critica dell’esistente dall’illuminismo in poi.