Sabato 26 marzo 2022 si è tenuta a Perugia la prima assemblea pubblica del nostro comitato, Resistenza Radicale – Azione Nonviolenta. Dopo una giornata di confronto e scambio, sono stati approvati alcuni documenti che ci daranno una direzione per il futuro.
In questo articolo trovi:
- la registrazione video integrale dell’assemblea
- la mozione finale approvata
- una mozione particolare approvata
- una mozione particolare approvata
- una mozione non approvata
Video dell’assemblea
PRIMA PARTE – MATTINA
SECONDA PARTE – POMERIGGIO
TERZA PARTE – POMERIGGIO E CHIUSURA
Mozione generale
Approvata
Perugia, 26 Marzo 2022
Assemblea Aperta di Resistenza Radicale presso Cenerente (Perugia)
MOZIONE FINALE APPROVATA DALL’ASSEMBLEA
Con 18 voti a favore e un voto contrario
Noi, la Resistenza, riuniti a Perugia il 26 Marzo 2022;
Noi, riuniti fisicamente e spiritualmente in disobbedienza al regime di separazione e segregazione imposto da coloro che occupano le nostre istituzioni;
Noi nonviolenti, discriminati e additati all’odio dal nostro regime;
Noi, il Popolo, denunciamo che la pluridecennale erosione del Diritto e della Costituzione in Italia ha determinato un deserto culturale e giuridico, a causa del quale la crisi sanitaria lanciata nel 2020 è stata agevolmente usata per edificare un regime totalitario.
Tale regime basa il proprio potere sul ricatto verso i cittadini, verso le istituzioni, verso ogni forma di dissenso.
In Italia è sospeso il diritto alla vita, la libertà di pensiero, di espressione, di autodeterminazione, di ricerca scientifica, di organizzazione politica. Di fronte a questo scempio giuridico l’acquiescienza degli altri paesi europei sembra indicare una complicità di fondo, e lascia intendere che il nostro paese è stato scelto come laboratorio di un tragico esperimento politico.
L’Italia è una Wuhan da cui rischia di diffondersi la pandemia di un totalitarismo globale, che sospende il diritto in tutte le sue forme.
Siamo di fronte a una svolta epocale. Quella che era stata descritta come una crisi sanitaria, mostra ormai di essere una profonda e grave crisi di sistema.
Le misure restrittive assunte in particolare in Italia sono tutte di natura politica, senza riguardo per la loro efficacia nei confronti della cosiddetta pandemia. Misure come i lockdown indiscriminati, l’obbligo a subire trattamenti farmacologici sperimentali, infine la segregazione attraverso il Lasciapassare chiamato Green Pass, sono finalizzate esplicitamente alla repressione del dissenso in tutte le sue forme.
L’Italia è divenuta laboratorio di una politica mondiale per la repressione di ogni opinione divergente, di ogni ricerca scientifica divergente, di ogni relazione umana divergente, attraverso le politiche emergenziali e lo stato di polizia permanente.
Tutto questo non ha alcuna efficacia positiva sulla circolazione di un virus la cui origine resta ancora un mistero non sottoponibile a dibattito.
Le società liberaldemocratiche si trovano ad affrontare questa crisi di sistema come un secolo fa, scivolando rovinosamente verso il totalitarismo, verso la militarizzazione interna ed esterna, verso la guerra.
La società liberaldemocratica che abbiamo conosciuto sembra avvitarsi in una crisi irreversibile, determinando uno sbocco autoritario e totalitario che nega alla radice le stesse libertà individuali che sono alla base dello sviluppo scientifico e tecnologico del cosiddetto occidente.
Il terreno del diritto e della democrazia è inaridito, la società si è riassestata su una postdemocrazia il cui funzionamento viola le norme ordinarie e le norme istitutive della Repubblica.
Il terreno del diritto e della democrazia è inaridito, la società si è riassestata su una postdemocrazia il cui funzionamento viola le norme ordinarie e le norme istitutive della Repubblica.
La Wuhan politica del pianeta, che si sperimenta nel laboratorio Italia, pone in essere un regime totalitario fondato sul controllo dell’accesso ai bisogni umani fondamentali: la sussistenza, la relazione, il movimento, la cultura, la salute.
La soddisfazione dei bisogni essenziali è riservata ai soli obbedienti, così da trasformare in concessioni a termine quelli che erano stati diritti civili, politici ed economici inalienabili.
La postdemocrazia italica è autoritaria in quanto si fonda su un modello di governo privo di contropoteri, scavalcando e annichilendo ogni organismo di controllo.
La postdemocrazia italica è totalitaria, in quanto impone ai cittadini il controllo di ogni aspetto della vita, del corpo, della coscienza, delle relazioni, attraverso l’uso coercitivo della potenza tecnologica.
Chi occupa il governo italiano scavalca con la sua azione i contropoteri costituzionali e ogni altro organismo di controllo, che divengono così desueti, e sono di fatto cancellati.
Il funzionamento de facto viene gradualmente assorbito dal corpo giuridico e sociale, come fosse de jure, e questo funzionamento fuorilegge diviene la nuova legge materiale.
Noi nonviolenti Siamo chiamati disertori perché rifiutiamo una guerra falsa, una guerra civile per purgare i dissidenti attraverso l’odio di ricino, la fame, la deprivazione affettiva, sensoriale, sociale, attraverso quell’arcipelago Gulag costituito dai luoghi militarizzati della socialità.
Noi nonviolenti rifiutiamo di nasconderci. Rimaniamo immobili con i nostri corpi di fronte ai palazzi del potere. Immobili nel nostro rifiuto di firmare il consenso ai torturatori.
Noi nonviolenti scioperiamo, trasformando il loro affamarci nel nostro digiuno: con decine di altri cittadini stiamo digiunando fino al 31 Marzo, perché chi occupa il potere aveva giurato che entro quella data sarebbero stati ripristinati i diritti umani e costituzionali.
Noi nonviolenti con i nostri corpi ricordiamo a tutti che la parola di uno spergiuro non vale nulla, che i suoi ordini illegittimi vanno disobbediti.
Dopo il 31 Marzo coloro che occupano le massime istituzioni intendono mantenere tutti gli strumenti di controllo e repressione già messi in piedi. Intendono radicarli nella società, nell’animo, nei comportamenti, nella normalità.
Noi scegliamo la nonviolenza nonostante i nostri oppressori tentino senza requie di tirarci sul terreno opposto; scegliamo la nonviolenza per rispondere all’odio di ricino, alle persecuzioni, alla segregazione sociale, alla menzogna, alla privazione dei mezzi di sussistenza, al ricatto, a tutto ciò che fanno per attirarci sul terreno di uno scontro armato.
Ci chiamano sorci, disertori, scrocconi, terroristi, infiltrano le manifestazioni con picchiatori e provocatori, esaltano e propagandano ogni violenza nei nostri confronti, cercano il sangue per giustificare la repressione, ma noi scegliamo la nonviolenza perché siamo in dialogo con gli obbedienti, con chi non ha la possibilità, la comprensione e la forza di vedere il baratro verso cui il regime ci sta conducendo.
Scivoliamo rapidamente in uno stato di emergenza perenne, nella militarizzazione dell’Italia, dell’Europa, degli Stati e delle società attraverso il lasciapassare universale.
Scivoliamo nella militarizzazione della scuola, della propaganda, della cosiddetta scienza, della religione.
Diverse forme di resistenza fioriscono in questo inverno dell’Umanità e del Diritto, e noi dobbiamo annodare in un filo le reti sociali, le economie e le monete alternative, dando un senso nuovo alle libertà economiche, dobbiamo far crescere i mezzi di comunicazione non fondati su rapina e controllo degli utenti, dobbiamo incontrarci di persona e ricostruire una comunità che sia attrattiva anche per gli obbedienti, che mostri e dimostri a noi stessi e all’umanità che si può scommettere sulla dignità, sulla responsabilità, sulla libertà. Dobbiamo unire l’opposizione politica, a partire da esperienze come quella del Comitato di Liberazione Nazionale. Dobbiamo unire l’opposizione sociale e del mondo del lavoro, a partire dall’unico sindacato che ha combattuto e che combatte apertamente la violenza psicofisica sui corpi e la sospensione dei diritti umani e costituzionali, il sindacato Fisi.
Ma noi che scegliamo una via di resistenza radicale dobbiamo svolgere una funzione specifica.
Dobbiamo costituire il ponte tra queste due società, dobbiamo riunire nella sintesi del Diritto questi due mondi: gli esclusi e gli inclusi, i segregati e gli integrati, i persecutori e i perseguitati.
Cosa divide questi due mondi? Li divide il diritto negato all’accesso, li divide il lasciapassare, lo strumento dell’odio, della divisione, della militarizzazione, della guerra.
Con il Lasciapassare si sostituisce ai diritti un codice di accesso. Si passa dallo Stato di Diritto alla Società dell’accesso. Soltanto agli obbedienti è dato provvisoriamente l’esercizio di quelli che non sono più diritti, bensì funzioni. Questa trasformazione avviene senza alcun dibattito, senza alcun processo condiviso, senza essere vista né tematizzata a livello politico, sociale, storico. E’ un passaggio epocale che avviene nell’omertà imposta dal terrore, gestito come un passaggio di proprietà: gli Stati vengono presi in gestione da una ristrettissima compagine di oligarchi.
Gli oligarchi dell’Apparato Militare Industriale Farmacologico, che acquisiscono la gestione dello Stato, costituiscono un rovesciamento dialettico della libertà che ha reso grande l’occidente, che a partire da queste libertà ha costruito un modello economico e sociale che determina una straordinaria accelerazione degli eventi storici e di ogni relazione umana.
Chi detiene gli strumenti e le competenze della tecnica domina di fatto la società, in quanto nessun potere istituzionale può tenere il passo con eventi così rapidi.
Il potere della Tecnica è così pervasivo da entrare in ogni ambito dell’esistenza, così rapido da agire istantaneamente, così informato da risultare onnisciente, così insito in ogni atto da risultare onnipotente, così evoluto da risultare intelligente, così autonomo da potersi immaginare che raggiunga una qualche autocoscienza, tale potere non ha bisogno della mediazione di alcuna istituzione umana, e infine non ha bisogno neppure dell’uomo, se non come fornitore di energia, come schiavo.
Ecco dunque che la struttura economica e sociale determina il definitivo deterioramento e l’abbandono della Costituzione scritta, dello Stato liberale, di ogni forma di mediazione tra il potere reale e l’individuo.
Il potere reale non ha più bisogno di alcuna mediazione tra sé e l’individuo, per mantenersi e riprodursi.
Quegli spazi di mediazione erano il diritto, la politica, i partiti, i sindacati, le libertà di pensiero, di associazione, di espressione, di azione economica.
Di questo ponte non c’è più bisogno, in quanto la società dell’accesso ha una regola: “o sei dentro o sei fuori.”
La distruzione della classe media, che passa anche per la distruzione della piccola e media impresa e di ogni libertà economica, è funzionale a un capitalismo di rapina, oligarchico e monopolista, il quale genera tensioni sociali terribili, simili a quelle che nel secolo scorso furono risolte all’interno di soluzioni totalitarie.
A differenza di un secolo fa, queste tensioni sociali oggi possono essere affrontate e risolte alla radice, negando automaticamente l’accesso di qualunque dissidente a qualunque relazione umana. Il dissidente non è funzionale alla tecnica, quindi viene disattivato, spento.
Poiché il lasciapassare è strumento chiave di questa crisi, consentendo la disattivazione del dissidente e concretizzando ciò che Marco Pannella chiamava nel 1995 il “vaccino contro il dissenso”;
Poiché il lasciapassare si sostituisce alla mediazione economica, sociale, politica, sollevando un ponte levatoio per il quale “o sei di qua o sei di là”;
Poiché il lasciapassare si fonda sul ricatto, sul terrore, sull’obbedienza;
Per tutto ciò noi nonviolenti, riuniti in Resistenza Radicale, riteniamo necessario moltiplicare la disobbedienza al regime, le obiezioni di coscienza, le forme di organizzazione sociale ed economica alternative alla Società dell’Accesso, le denunce di avvocati e giuristi in sede nazionale e internazionale.
Noi nonviolenti ci stringiamo ai medici e ai sanitari perseguitati, a partire dal dottor De Donno e dal professor Montaigner; ci stringiamo ai docenti, ai giuristi, ai parlamentari estromessi come Sara Cunial dal parlamento, per estromettere noi tutti dall’elettorato.
Noi riteniamo necessario far crescere il sindacato Fisi, l’unico schieratosi a difesa del Diritto, della Costituzione, dell’Uomo, e il Comitato di Liberazione Nazionale, come strumento per raccogliere e riunire le opposizioni al regime totalitario della segregazione, dell’odio, del militarismo, dell’espropriazione dei corpi, della devastazione del Diritto e delle libertà fondamentali.
Noi ci impegnamo a formare all’azione diretta nonviolenta e alla disobbedienza civile il maggior numero possibile di persone interessate a resistere alle politiche pandemiche, allo scopo di suscitare nuclei di resistenza nonviolenta capaci di coinvolgere il più alto numero possibile di persone interessate.
Noi nonviolenti ripudiamo la tecnocrazia, frontiera estrema del dominio dell’uomo sull’uomo, che si rovescia nel dominio dello strumento dell’uomo sull’uomo, fino alla trasformazione e assimilazione di ciò che era stato un uomo in ciò che è la macchina.
Noi nonviolenti ci sentiamo uniti alla resistenza attiva negli altri paesi: li informiamo delle nostre azioni in diverse lingue, e lanciamo loro l’allarme, per combattere insieme e prevenire la diffusione di questa peste del diritto.
Noi nonviolenti riteniamo necessario che il corpo, come Quarto Potere, sia autodeterminato e impenetrabile al di fuori di un reale e informato consenso, e lottiamo affinchè i dati biometrici di ciascun individuo siano resi indisponibili al potere, in tutte le sue declinazioni.
Noi nonviolenti rispondiamo alla militarizzazione della società e degli stati con una pratica e una lotta antimilitarista “per cielo, per terra e per mare” tesa alla smilitarizzazione mondiale degli stati e delle società, e alla riconversione della spesa militare in spesa civile, così da ricondurre l’Apparato Militare Industriale Farmacologico a un livello minimo di pericolosità sociale, politica, e culturale.
SEGUONO FIRME IN ORDINE SPARSO
Approvata con 18 voti a favore e 1 contrario
Mozione particolare
Approvata
BASTA CON LE “EMERGENZE DI STATO”! SI ALLA COSTITUZIONE
Gli aderenti alla costituenda associazione “Resistenza Radicale”, riuniti in Assemblea in Cenerente (PG) il giorno di sabato 26 marzo 2022,
RINGRAZIANO
Davide Tutino e la sua lotta per il diritto e la sua azione nonviolenta di disobbedienza civile contro il regime incostituzionale, antidemocratico e violento del governo Conte II e dell’attuale governo Draghi, condivisa da migliaia di cittadini tramite digiuni, manifestazioni ed iniziative, che pure ringraziano,
PRENDONO ATTO
della grave violazione della costituzione, della democrazia e dello Stato di Diritto in Italia, causata da due anni e oltre di regime emergenziale sanitario, e dalle misure antidemocratiche, a cominciare dal c.d. green pass e dagli obblighi vaccinali,
RILEVANO
che ciò continua ed è stato possibile perché in Italia lo Stato, tramite governi statalisti e partiti statalisti, ha continuato a normare per decreti, spesso di tipo solo regolamentare, esautorando il Parlamento e mettendo nell’impossibilità di opporsi i pochi parlamentari contrari,
CONSIDERANO
che i media non sono riusciti a fare quell’azione di controllo che nelle moderne democrazie hanno, anzi, essendo controllati direttamente o indirettamente dal governo, ne hanno invece supportato la violenza incostituzionale scagliata contro i cittadini,
ALTRESÌ CONSIDERANO
che neanche gli operatori della giustizia hanno creato un argine alla violenza incostituzionale e antidemocratica del governo, a causa dei tempi e dei meccanismi del sistema giudiziario in Italia, ma anche perché frenata da una serie di inquinamenti che affliggono l’ordine giudiziario fino ai suoi massimi vertici e lo compromettono con il peggio della politica di regime,
RITENGONO
che tutto ciò ha ristretto, ai minimi termini, i già ridotti spazi dell’autonomia civile, sociale,
culturale e finanche politica e religiosa dei cittadini e ha schiacciato la loro libertà di intrapresa economica e il loro diritto al lavoro e allo studio, facendo aumentare ai massimi termini il degrado e la povertà, e ciò è dovuto allo sposalizio tra lo strapotere e la strafottenza dello statalismo burocratico italiano e l’ideologia di sostanziale stampo sovietico che travia ancora oggi la mentalità di tanti politicanti nostrani, e, pertanto,
IMPEGNANO
la costituenda associazione Resistenza Radicale a stringersi attorno a Davide Tutino e ai migliaia di cittadini che insieme a lui lottano per la Costituzione e lo Stato di Diritto, per i diritti e le libertà costituzionali, per il loro diritto a disporre del loro corpo e la loro libertà di ricercarsi qualsiasi modo adeguato per soddisfarne le esigenze, continuando l’azione nonviolenta di disobbedienza civile contro lo Stato leviatano italiano e il regime incostituzionale, violento e antidemocratico dei governi Conte II e Draghi, dei partiti che li appoggiavano e li appoggiano, e dei boiardi e dei burocrati che per i loro illegali interessi li assecondano e gli danno la base di appoggio, e
ALTRESÌ IMPEGNANO
gli stessi nell’immediato per l’abrogazione di ogni normativa emergenziale sanitaria e di ogni altra normativa emergenziale e, in ogni caso, per il ritorno alla Costituzione con l’abrogazione di ogni norma che oggi riduce gli spazi civili, sociali, culturali, politici e religiosi dei cittadini e di ogni norma che rende più gravosa la libera intrapresa economica e il diritto al lavoro e allo studio dei cittadini, e di non desistere fino alla fine! BASTA CON LE EMERGENZE DI STATO! SI ALLA COSTITUZIONE!
A prima firma Domenico SPENA
Approvata con 10 voti a favore, 1 voto contrario, 8 voti astenuti.
Mozione particolare
Approvata
L’Assemblea di Resistenza Radicale riunita a Cenerente (PeruGia) il 26 Marzo 2022 sottoscrive il documento “Non in mio nome” di Andrea Majid Valcarenghi, e si impegna a promuoverne la diffusione.
Approvata con 19 voti a favore
Mozione
Non approvata
PER COMBATTERE LO STRAPOTERE DEGLI STATI LADRI, BUGIARDI E MAFIOSI OCCORRE UN MOVIMENTO CHE PROPUGNI E REALIZZI UNA RIVOLUZIONE LIBERALE NONVIOLENTA.
Due anni di dittatura sanitaria hanno certificato che la classe dirigente italiana vuole imporre un’idea da Stato Etico.
Il valore etico-politico fondamentale di cui il nostro Paese è fortemente carente (per non dire privo) e sul quale si è pesantemente inciso ancora al ribasso in questi ultimi due anni è quello della libertà individuale, la cui altra indissolubile faccia è l’individuale responsabilità. Data questa priva-zione il Paese legale tanto quanto il Paese reale sono affetti da un mix di comportamenti social-assistenzialistici (“panem et circenses”, Stato mamma da latte e matrigna) e irresponsabil-individualisticamente approfittatori (“Cicero pro domo sua”), di cui la corruzione morale e mate-riale e la spadroneggianti criminalità organizzate (degli Stati, delle Case Farmaceutiche, prima an-cora che Mafia e Camorra) sono solo la punta estrema.
Chi sta pagando maggiormente il prezzo di questa devastata e devastante situazione sono le donne e i giovani, drasticamente colpiti nel godimento sia del diritto allo studio, sia del diritto allo sport e alla salute, sia nel diritto al lavoro, oltre che nella loro socialità e nel loro benessere psicofi-sico. Una (de) generazione di ultracinquantenni, cattivi padri di famiglia, e anzi veri e propri novelli Erode, ha scaricato sulle nuove generazioni il maggior peso del loro egoismo e della totale imprepa-razione e inettitudine di fronte all’epidemia di Covid19.
Considerando che le nuove generazioni sono il futuro del nostro paese, averle così grave-mente danneggiate significa aver gravemente compromesso lo stesso futuro della nostra nazione. Dunque, oltre che anticostituzionale, o meglio proprio in quanto gravemente lesive dei diritti costi-tuzionali ed al di fuori dello Stato di Diritto, le politiche dei governi Conte e Draghi hanno sottratto e stanno sottraendo futuro al nostro Paese, mettendone a rischio la sopravvivenza stessa. Insomma, sono politiche al tempo stesso antiliberali, antidemocratiche e antinazionali, e infine e in sintesi, suicide.
Tuttavia, sarebbe teoricamente superficiale e praticamente disfunzionale, giudicare che l’attuale devastazione etico-politica, sociale ed economica del nostro Paese sia solo un effetto delle disastrose politiche governative, suppostamente di contrasto alla Covid. Le politiche violente ed il-legali dei Governi Italiani protempore hanno avuto anche l’effetto di evidenziare una situazione già incancrenita e avviata alla catastrofe, a causa di un caotico e velenoso cocktail di misure statalistico-assistenzialistiche, il cui unico vero fine era, ed è, catturare, “comprare” attraverso l’uso scriteriato e spesso spregiudicato della spesa pubblica, il maggior consenso possibile e insieme incamerare il maggior denaro possibile da un popolo ridotto a un insieme di sudditi mendicanti e proci pretenden-ti, onde permettere a chi al potere di rimanerci o a chi è all’opposizione di andare al potere.
Ora che è chiaro quale pericolo corra il nostro Paese, cominciano a porsi le condizioni per proporre agli italiani un progetto di risorgimento liberale, un movimento politico liberal-democratico che però sia capace di andare al di là degli stessi limiti del primo Risorgimento, e così compierlo.
Bisogna cambiare profondamente l’idea di governo, difendendo il modello liberal-democratico dalle sue stesse distorsioni attraverso una profonda riforma dei suoi meccanismi.
Alla luce della grande tradizione del pensiero liberale, occorre approntare un programma di riforme radicali all’insegna dello Stato minimo nella limitazione delle libertà individuali ma che si limiti al-le funzioni essenziali e costitutive: quella legislativa, quella giudiziaria, quella di rispetto del-l’ordine pubblico e di piena tutela dei contratti e della concorrenza, della pacifica e libera interazio-ne tra i cittadini e delle piccole e medie imprese, quella di difesa da aggressioni militari esterne. È sotto gli occhi di tutti, infatti, che l’elefantiasi demagogica dello Stato italiano è sempre più causa di inefficienza e inefficacia in tutti i servizi e le funzioni pubbliche erogati e anche impo-sti (vedi SSN) dallo Stato, ma in particolare proprio nelle sue funzioni fondamentali, quelle che so-no la base della sussistenza stessa dello Stato. Si tratta di un clamoroso e disastroso controfinali-smo: la pretesa esigenza di soddisfare tutti i bisogni dei cittadini ingigantendo lo Stato e moltipli-
cando le sue funzioni, e al contempo drenando risorse finanziarie dalla società, ha come esito finale il soffocamento dell’economia, pessimi servizi sociali, a cominciare da quello sanitario, scuola nello sfacelo, magistratura lottizzata e impazzita, legislazione pletorica, cervellotica e dispotica, corruzio-ni e privilegi (nepotismi e immunità) dilaganti, economia paralizzata e sempre meno competitiva.
Il potere dispotico, totalitario e corrotto che abbiamo subito in questi due anni, con la scusa dell’emergenza sanitaria, è la naturale ed inevitabile conseguenza di tutto questo. Mai piú lockdown, coprifuoco, chiusure indiscriminate di attività economiche, libertà individuali conculcate, ricatti, minacce e violenze a chi non vuole sottoporsi ad un trattamento sanitario obbligatorio, tanto piú che è sperimentale, impropriamente chiamato vaccino.
Proprio in relazione all’economia, il primo provvedimento di riforma, che dia il segno di un radicale cambiamento, non può che essere l’eliminazione del cuneo fiscale, e la restituzione della ricchezza confiscata, sprecata e malgestita dallo Stato (in realtà dalle caste al potere) ai lavoratori e agli imprenditori. Ovviamente questo implica la riduzione della spesa e dei servizi sociali, con la contemporanea e liberale eliminazione degli obblighi a pagare imposte ad hoc per un servizio sani-tario obbligatorio e una scuola pubblica di fatto altrettanto obbligatoria, a favore della libera scelta sia del servizio sanitario sia delle agenzie scolastiche.
In Italia si è stabilito un nuovo ancien régime basato su governi e parlamenti dispotici, e non più su cittadini ma su sudditi, in quanto non più titolari di diritti ma questuanti di privilegi (green pass, e non solo). Contro questo nouveau ancien régime occorre una nuova rivoluzione per la LIBERTÀ, l’UGUAGLIANZA, e la FRATELLANZA libertaria, una rivoluzione liberale e quindi nonviolenta, le cui uniche armi devono essere la disobbedienza civile all’insegna del satyagraha, la nonviolenza e la propaganda attiva per il coinvolgimento degli italiani sicché recuperino la loro di-gnità di cittadini.
Noi ci rifacciamo alla tradizione radicale e pannelliana del periodo 1991-2006, pensiamo che Luigi de Marchi possa essere accolto per questo come un punto di riferimento ideale, sia per il suo Manifesto dei Liberisti, sia per la sua nozione di psicopolitica, sia per la confutazione della teo-ria virale dell’AIDS; confutazione che oggi può essere trasferita pari-pari alla Covid ed ai suoi pre-sunti rimedi. De Marchi aveva capito già a quel tempo che la Pandemenza Covidiota è causata in primo luogo dall’adozione di un paradigma scientifico unico, secondo un modello totalitario di di-battito, rinforzato dal pregiudizio diffuso, secondo cui nelle scienze naturali abbiano diritto ad esprimersi solo gli specialisti. Noi pensiamo al contrario che spesso i laici, i non addetti ai lavori, possano e debbano esprimersi al fine di contribuire al progresso scientifico.
Noi combattiamo alla radice il suddetto paradigma perché principale fonte del pericoloso iperproibizionismo/obbligazionismo, affermatosi nell’ultimo biennio, che giustifica forme brutali di repressione sociale, in nome di presunti nessi inestricabili di carattere sanitario fra società ed indivi-duo; questo tarlo ha intaccato particolarmente molti ex compagni radicali, che a parole professano l’antiproibizionismo.
Al netto del dibattito sugli evidenti errori della diplomazia occidentale, con gli esiti deleteri sotto gli occhi di tutti evidenti in questi giorni nella guerra russo-ucraina ed in altri scenari geopoli-tici mondiali, rifiutiamo l’idea che vi sia un nesso fra il militarismo e la dittatura sanitaria corrente. Ed al netto dell’accordare oggi eccezionalmente la proposta di un disarmo unilaterale, al fine di al-lentare la tensione bellica corrente, pensiamo che essa abbia al contrario come propria causa un’in-quietante dialettica del pacifismo, che nasconde di fatto un antiamericanismo pregiudiziale ed un antioccidentalismo da cui ci si deve guardare con terrore.
Il pericolo che paventiamo è che proprio il nostro antimilitarismo possa generare nuovi mo-stri ipocondriaci i quali, privi di pericoli veri da affrontare, se ne inventano di immaginari, fino a giungere all’autolesionismo nel tentativo di combatterli.
A prima firma Ernesto CACCAVALE
Non approvata con 1 voto a favore, 18 voti contrari