Pubblichiamo oggi le riflessioni di Isabella G., che ha partecipato alla giornata di digiuno collettivo di 24 ore il 31 marzo 2022.
Perché digiunare? A cosa mai può servire? Che senso ha?
Ce lo racconta Isabella con la sua testimonianza.
Grazie!


Così come non pensavo di farcela a rifiutare un obbligo vaccinale che minacciava di tagliarmi fuori dalla società, così pensavo che non sarei mai stata io stessa ad essere una digiunatrice. In passato non avevo mai veramente compreso il senso dello sciopero della fame. Perché qualcuno dovrebbe privarsi dell’energia necessaria a portare avanti le proprie lotte?

Oggi ho capito che digiunare per una causa oltrepassa la dimensione della lotta “propria”.

Effettivamente le nostre lotte personali quotidiane, che hanno a che fare con il vivere ordinario, ci richiedono tante energie e forze, che necessariamente dobbiamo trovare tanto psicologicamente,
attraverso dedizione e determinazione, quanto fisicamente, attraverso cibo e allenamento.

Ma quando si esce dalla sfera dell’ordinario e si passa in una dimensione universale, intendo dire quell’insieme di cose che rendono una persona umana, e in quanto tale parte dell’umanità tutta, allora non sempre basta usare le strategie di lotta abituali.

Nel momento in cui si vede e si sente che dei fratelli e delle sorelle sono schiacciati nei loro diritti, fino a diventare invisibili agli occhi dei più, ad essere derisi sulla pubblica piazza, ad essere esclusi dalla vita normale perché accusati di portare il contagio della disobbedienza, allora il nostro spirito ha un moto di ribellione interno. Si alza sopra il corpo e parla con le altre coscienze all’unisono. Il momento del risveglio della coscienza può avvenire gradualmente, oppure all’improvviso un’epifania risvegliarci dal torpore. In entrambi i casi si innesca dentro di noi qualcosa che ci spinge a chiederci se stiamo agendo orrettamente, quale strada dovremmo percorrere per stare a posto con la coscienza.

Giorno dopo giorno capiamo che l’umanità esiste per convivere pacificamente e se c’è una legge terrena che vuole invece dividere l’umanità, opprimendo alcuni e facendo salvi (anche se momentaneamente) altri, ci rendiamo conto che la nostra posizione deve essere di ferma opposizione a queste norme, che non rispondono a leggi eterne o divine, ma solo a un potere temporale, così come Antigone affermò prima di noi.

La nostra postura deve altresì essere dignitosa, in piedi dunque, con la schiena dritta.
È sufficiente riaffermare i principi umani per lottare, non serve imbracciare le armi per difendersi, serve conoscere le storie passate, e guardare al presente in modo lucido, con la speranza nel cuore per il futuro.

Resistendo con le nostre idee ogni giorno, percorriamo le strade e le piazze, reali e virtuali, per mostrare che non si può reprimere l’umanità. Ai nostri compagni incatenati dalle leggi ingiuste dobbiamo mostrare come il potere li abbia illusi che la morte non arriverà mai per loro (ma solo se obbediscono), e che le loro sofferenze sono causate dai loro stessi compagni, cioè noi, per il solo fatto di aver disobbedito ad un ordine disumano. E qui arriva il bisogno intimo del digiuno.

Il tempo dei festeggiamenti comuni è stato interrotto, e si provocano deliberatamente sofferenze ad alcune persone, e quelle persone siamo tutti noi: chi ha deciso di ribellarsi, chi ancora non lo fa perché ha paura di perdere tutto, o chi crede che i regali del potere lo proteggeranno per sempre. E quando questo avviene, quando non si può più andare a scuola insieme, non si può più andare a teatro, al cinema, sull’autobus, in palestra insieme, il tempo del vivere insieme in pace è stato interrotto. Siamo stati divisi, ma l’umanità è fatta per stare insieme e questo ci addolora, ci annichilisce.

Ma noi teniamo duro, la schiena dritta, lo sguardo fermo, la voce sveglia e la mano tesa. In modo del tutto naturale anche il nostro corpo si fa tutt’uno con la resistenza mentale. Anche il corpo vuole testimoniare di quanto il dolore inflitto ad una persona, ad una sola dignità, ad un solo corpo, sia un dolore che tutti noi sentiamo sulla nostra stessa pelle.

Perciò digiuniamo. Non digiuniamo come digiuna il lutto, che non sente la fame a causa del dolore, ma digiuniamo affinché nessuno debba piangere un lutto. Non digiuniamo per non ingrassare, ma perché vogliamo mangiare alla stessa tavola dei compagni.
E infine non digiuniamo per dispetto, perché non ci piacciono le briciole che il potere lascia cadere dal suo tavolo, ma affinché il pane sia diviso equamente.

Digiuniamo perché non vale la pena vivere una vita fuori dal diritto, fuori dalla coscienza, fuori dall’umanità.

Guarda la DIRETTA DEL 31 MARZO in cui abbiamo parlato del digiuno collettivo e a staffetta

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