di Aligi Taschera – Resistenza Radicale

La crisi nella quale ci troviamo, e dalla quale non sappiamo assolutamente quando, come e se usciremo, cominciata all’inizio del 2020 con la dichiarazione della pandemia, sembra non avere precedenti. Essa coinvolge tutti gli aspetti del vivere associato, e, di conseguenza, essendo l’essere umano un animale sociale, tutti gli aspetti della vita propriamente umana.

Essa coinvolge primariamente l’aspetto centrale della convivenza umana da quando esiste la cosiddetta civiltà: quello politico-giuridico. Da quando J. Locke formulò l’idea che la funzione dello stato fosse quella di salvaguardare diritti naturali inalienabili fondati su null’altro che la ragione, e gli illuministi la perfezionarono, si può dire che la storia della cosiddetta civiltà occidentale è la storia delle lotte, delle rivoluzioni e delle guerre fatte per affermare quell’idea di stato, e per affermare l’uguaglianza dei cittadini.

La pandemia è diventata l’occasione perché gli stati violassero impunemente quei diritti, a partire dalla libertà personale, di riunione e di associazione (mediante i cosiddetti “lock down”), per arrivare alla violazione della sovranità sul proprio corpo, con l’obbligatorietà di sieri genici soprannominati vaccini, e/o la subordinazione del godimento dei diritti naturali al possesso e all’esibizione di una carta che attesti l’avvenuta inoculazione di tali sieri. E’ diventata l’occasione perché lo stato stesso instaurasse una discriminazione tra cittadini, tra cittadini buoni (che ubbidiscono alle direttive del governo, come attestato dal green pass), e cittadini cattivi (privi di green pass) e perché il governo stesso (o alcuni suoi esponenti) incitasse all’odio dei cittadini da lui individuati come cattivi ed egoisti.

Contemporaneamente a queste discriminazioni, le politiche adottate in occasione della pandemia mentre smantellavano i fondamenti dello stato democratico-liberale, esasperavano le disuguaglianze sociali, incrementando smodatamente le ricchezze della minoranza già ricca, e mettendo in difficoltà buona parte delle classi medie e più povere. 

Per ottenere tali risultati si è fatto costantemente ricorso, per lo meno in Italia, alla decretazione d’urgenza e alla completa marginalizzazione del parlamento, si sono violate senza esitazione costituzioni e norme sovranazionali, stravolgendo completamente la gerarchia delle fonti del diritto. Lo stato di diritto, sbandierato vanto della civiltà europea e occidentale in genere, è stato tranquillamente disarticolato.

Questa crisi, la più evidente ed appariscente, non esisterebbe, tuttavia, se non ci fosse un’altra crisi sottostante: una crisi che chiamerò culturale e morale.

Questa crisi, infatti, si è potuta sviluppare solo in assenza di reazioni della stragrande maggioranza della popolazione, anzi, con il sostanziale consenso della maggioranza. Ciò si connette con lo spegnimento di ogni senso morale, e con la perdita di qualsiasi idea di spiritualità, intesa come coscienza e sentimento dell’appartenenza di sé a qualcosa che ci trascenda, sia essa la patria, la storia, una civiltà, l’ordine della natura, l’ordine del cosmo o Dio.

La propaganda martellante e terrorizzante della televisione e della stampa ha potuto suscitare una paura irrazionale della morte, tale da giustificare qualunque provvedimento liberticida e qualunque violazione del diritto, proprio perché implicitamente qualunque forma di spiritualità e qualunque tipo di valore erano di fatto già venuti meno. L’unico valore rimasto è la nuda vita, la pura e semplice sopravvivenza del corpo singolo protratta il più a lungo possibile. Solo così si può spiegare come un’epidemia che in due anni ha raggiunto a livello mondiale una mortalità dello 0,071 % e in Italia una mortalità dello 0,23% [1], concentrata soprattutto nella fascia di età superiore agli 80 anni, sia riuscita a creare una paura tale da fare accettare il deterioramento della democrazia e del diritto sopra descritti.

Assieme alla crisi morale si accompagna una crisi culturale di enormi proporzioni, che consiste nell’obnubilamento del senso critico e nell’affievolirsi della ragione stessa. Solo l’obnubilamento del senso critico e lo smarrimento della ragione possono render conto del fatto che si sia credibilmente potuto spacciare per scienza un insieme di affermazioni dogmatiche garantite vere dalla presunta autorità degli scienziati che le fanno (così come le affermazioni delle religioni sono garantite dalla sacralità e dalla presunta fonte divina dei libri che le contengono), piuttosto che dai metodi di verifica o di falsificazione di tali affermazioni e dal libero dibattito sulla correttezza di tali metodi.

E’ questa pseudoscienza trasformata in pseudoreligione che è divenuta l’instrumentum regni del nuovo potere statuale. Per funzionare essa deve stabilire il monopolio ed il perimetro dei fatti reali e delle loro interpretazioni, e condannare come eretiche (come disinformazione o come non scientifiche) tutte le posizioni che si rifacciano a fatti esterni al perimetro stabilito o ad interpretazioni non confacenti al monopolio.

Perciò si è persino inventata la figura dei controllori dei fatti, incaricati ufficialmente di stabilire quali fatti sono ammissibili come reali e quali no. Il fatto stesso che tali figuri non siano stati seppelliti da un coro mondiale di risate misura la profondità della crisi.

Al di là di queste crisi, esiste una crisi di fondo della civiltà nata nel cosiddetto occidente, che chiamerei biologica. La cosiddetta civiltà occidentale, nata, come ogni civiltà, come modalità collettiva di adattamento all’ambiente naturale, non è più capace di adattamento e cioè di mantenere l’equilibrio con la natura, ma sta divenendo distruttiva degli equilibri naturali.

Anche l’epidemia causata dalla diffusione del Sars-Cov2 può essere considerata un sintomo di questa crisi. Se l’origine del virus è naturale e deriva da un cosiddetto “spill-over”, l’aumento della probabilità e della frequenza del fenomeno dello “spill-over” è connessa con la distruzione degli habitat naturali da parte dell’uomo. Se invece l’origine del virus è artificiale, e si tratta di un virus chimera creato in laboratorio (come appare sempre più probabile) allora è con tutta evidenza un prodotto diretto delle attività distruttive umane, e della diretta attività distruttiva dell’uomo rivolta perversamente contro la natura e l’uomo stesso.  

Sarebbe bello poter credere che questa crisi fosse un accidente della storia, provocato dall’apparizione del virus Sars-Cov2, e che quando questo virus scomparirà, o perderà la sua virulenza (come pare stia già facendo), tutto tornerà spontaneamente come prima, e gli stati torneranno alla loro funzione di difesa dei diritti dei cittadini. Purtroppo non è possibile crederci. Non si può credere che una crisi di tale ampiezza sia un accidente, che si può cancellare così come è venuto. Una crisi di tale ampiezza non può non avere le sue radici nella storia della civiltà che l’ha creata, o per lo meno nell’ultima fase di questa storia: la modernità.

Piuttosto che una degenerazione accidentale, questa crisi sembra essere dovuta allo sviluppo estremo e perverso di alcune delle caratteristiche più importati della modernità stessa. 

La prima è il prometeismo, cioè la volontà di soggiogare la natura per mezzo della scienza, allo scopo di rendere più agevole la vita umana. Questo atteggiamento, che ha il suo primo teorico in Francesco Bacone, ha indubbiamente dato un forte contributo al progresso dell’umanità e al miglioramento delle condizioni di vita; tuttavia ha finito per rappresentare la natura come un nemico da vincere e soggiogare e per creare l’idea che il progresso sia null’altro che l’incremento del potere della tecnoscienza di soggiogare la natura stessa. Ma dal soggiogare un nemico al distruggerlo il passo è breve, e in tal modo si è finito per identificare il progresso con la potenza che ha l’apparato tecnoscientifico di distruggere gli equilibri naturali, dimenticando che l’esistenza umana è parte integrante di quella natura che si vorrebbe sottomettere e che si finisce per distruggere.

La seconda è la prevalenza del riduzionismo come modello esplicativo del mondo. A partire dal XVII secolo si è creduto che per spiegare qualunque fenomeno naturale lo si dovesse ricondurre (ridurre) all’interazione di tipo meccanico di entità discrete, e che qualsiasi concetto complesso fosse sostituibile da combinazioni di concetti più semplici. Questa posizione ha portato a progressi spettacolari delle scienze dell’inanimato, e anche delle scienze biologiche. Tuttavia può portare ad errori sistematici quando venga usata per spiegare fenomeni complessi come la vita, la società e la storia; inoltre il riduzionismo è spesso stato trasformato da prospettiva metodologica ad a priori metafisico, divenendo così la base per una visione dogmatica del mondo.

La terza è la riduzione della ragione a razionalità scientifico-strumentale. E’ indubbio che la nascita e lo sviluppo della scienza abbiano avuto una forte valenza emancipatoria, e che la scienza abbia fornito un modello potente ed efficace di razionalità. Tuttavia la scienza può solo individuare nessi tra eventi, e in tal modo chiarire quali siano le condizioni per ottenere determinati effetti, permettendo di creare strumenti per ottenere determinati fini. Riducendo qualsiasi forma di razionalità alla razionalità scientifica la civiltà occidentale ha finto per smarrire la ragione, perdendo la capacità di proporre fini razionali all’agire umano, e mettendo la potenza della scienza e della tecnologia che da essa deriva al servizio dei fini più assurdi e irrazionali, come hanno abbondantemente dimostrato due guerre mondiali (ma soprattutto la seconda), e come dimostrerebbe l’esistenza stessa del Sars-Cov2 se fosse vero che è stato creato in laboratorio.

Questa incapacità di elaborare fini razionali e condivisibili ha dato spazio ad un unico fine implicito e condiviso: l’accumulazione del danaro. Alla produzione ed all’accumulazione del danaro si sono sottomessi tutti gli aspetti della vita umana. In assenza di una ragione capace di individuare fini, il danaro, da utile strumento di scambio dei prodotti del lavoro umano si è trasformato in un fine e valore in sé. Tutto questo si accompagna con la centralizzazione, l’estensione e l’esaltazione del controllo, primariamente del controllo statuale.

Indubbiamente tale centralizzazione ed estensione del controllo statuale ha dato contributi possenti al miglioramento della sicurezza, al potenziamento dell’economia ed all’estensione di servizi essenziali (come ad esempio la scuola e la sanità), ma più di una volta si è posto in contrasto con la diffusione della libertà, ed ora, in mancanza di fini razionali condivisibili, rischia di porre tutti gli apparati di controllo al servizio diretto dell’accumulazione in poche mani della ricchezza.

Tutto ciò configura una crisi di proporzioni colossali, segno della fine di un’epoca.

La risposta in atto a questa crisi epocale consiste nell’esasperazione delle tendenze della modernità sopra illustrate che hanno portato alla crisi stessa. Una classe dominante impazzita si propone di uscire dalla crisi esasperando tutti gli aspetti della modernità che l’hanno creata. Come affetta da una coazione a ripetere tipica delle nevrosi ossessive, essa esaspera il controllo, utilizzando l’occasione offerta dalla diffusione del Sars-Cov2 per segregare e separare le persone, facendone degli atomi separati tra loro, che si possono mettere in relazione solo attraverso sistemi informatici, controllabili a piacere da poteri centralizzati, al servizio del potere del danaro.

Si esaspera il prometeismo, trasformandolo in un vero e proprio delirio di onnipotenza, mirante a modificare la natura stessa, compresa la natura umana. Invece di ricondurre l’uomo all’interno degli equilibri che caratterizzano la vita terrestre, si cerca di far saltare la separazione tra artificio tecnologico ed essere umano e tra artificio tecnologico e natura. Si dà via libera alla manipolazione della trasmissione stessa della vita (e i vaccini a mRna sono parte di questo progetto, come tutti i progetti di potenziamento di virus patogeni dai quali potrebbe essere uscito il Sars-Cov2); si propone il transumanesimo come superamento della separazione tra uomo e prodotti della tecnologia puntando alla creazione di una mostruosa tecnostruttura che integri in sé gli esseri umani, autonomizzandosi definitivamente dai bisogni e dalle aspirazioni di tali esseri, radicate nella loro storia biologica prima e politico-culturale poi.
A questo modo mostruoso ed antiumano di rispondere a questa crisi epocale bisogna resistere con ogni mezzo compatibile con una ragione non solo strumentale, ma capace di porsi dei fini universali.

Bisogna resistere con tutti i mezzi della nonviolenza attiva, disobbedire sistematicamente alla valanga di decreti, leggi e leggine che stanno disarticolando lo stato di diritto e minando in modo tendenzialmente irreversibile i fondamentali diritti umani. Difendere il modello di stato democratico così come si è andato configurando lentamente dalla rivoluzione francese al secondo dopoguerra, federando tutte le forze che vogliono resistere a questo andazzo. Difendere tutte le persone e i gruppi sociali che hanno tutto da perdere da questo andazzo contro lo strapotere dei poteri economici monopolistici che stanno acquisendo una potenza che rischia di diventare incontrastabile. Bisogna federare tutte le forze volte a questa difesa.

Ma una posizione puramente difensiva e conservativa è destinata alla sconfitta. Per contrastare la deriva alla quale stiamo assistendo è necessario saper proporre una risposta diversa da quella in atto alla crisi epocale, nella quale ci troviamo.

E’ necessario elaborare un progetto culturale e politico capace di costituire un’alternativa al progetto disumanizzante in atto. Bisogna saper salvare i valori essenziali della modernità compatibili con la riaffermazione dell’appartenenza dell’essere umano ad una natura e ad un cosmo che li trascendono, e che hanno un loro ordine che ne ha reso possibile la comparsa e l’esistenza, e procedere verso la riaffermazione dell’equilibrio tra uomo e natura, piuttosto che all’artificializzazione dell’uomo e della natura stessa. Bisogna rimettere sotto il controllo degli esseri umani le forze autonomizzate delle tecnologie e dell’economia, che li hanno soggiogati.

Perciò bisogna rispondere alla crisi rifiutando la separazione e l’atomizzazione delle persone, e riaffermando l’importanza primaria delle relazioni umane, che hanno il loro fondamento nella fisicità, e riaffermando la politicità essenziale dell’essere umano; difendendo la democrazia come la conosciamo, bisogna saper andare al di là di essa, per inventare modi di relazioni umane e politiche capaci di mettere l’apparato tecnologico-produttivo e l’economia tutta al servizio dei valori umani, radicati nella biologia umana (intesa come dato non disponibile al potere di nessuno), nella psicologia umana, e nella storia degli esseri umani associati.

Certo, è un compito di fronte al quale nessuno può sentirsi all’altezza, e che lascia sgomenti. Ma va affrontato se si vuole uscire da questa crisi in una direzione umana.

Nell’immediato e nel futuro prossimo è pertanto necessario

  • diffondere ad ogni livello la cultura e la pratico della nonviolenza attiva;
  • diffondere la disobbedienza civile ai vari decreti ingiusti e anticostituzionali di questo governo, a partire dall’istituzione del green pass;
  • diffondere ad ogni livello la non collaborazione con questo governo autoritario e liberticida;
  • chiederne le dimissioni al più presto, e chiedere libere elezioni;
  • di conseguenza è urgente contribuire alla nascita di una formazione politica capace di porsi come alternativa a quest’ammucchiata di partiti sostenitori e succubi di questo governo.

di Aligi Taschera – Resistenza Radicale


[1] La mortalità mondiale è stata calcolata rapportando il numero di 5.631.457 morti fornito ufficialmente dal sito dell’OMS a una popolazione mondiale stimata a 7.900.000.000. di abitanti; quella italiana rapportando il numero di 145.159 morti (dati dell’OMS) a una popolazione di 59.500.000 abitanti (dati Istat). Si badi bene anche che, dati i sistemi di conteggio dei morti in uso in Italia (ma anche in molte altre parti del mondo) e ufficialmente illustrati dall’ISS il numero dei morti è sicuramente gonfiato rispetto al reale.


AIUTACI: