Il docente Saverio Mauro Tassi ha ricominciato lo sciopero della fame (il precendente è durato 12 giorni) per chiedere al Ministro Bianchi di rispondere alle istanze presentategli, e per condividere la sofferenza di una popolazione lasciata a casa e discriminata, e quelle del popolo ucraino aggredito dalla guerra.
Ecco cosa ci racconta dopo il primo giorno della sua azione.

DIARIO DI UNO SCIOPERATO (DELLA FAME) – II STAGIONE

I giorno

Oggi, giorno lunatico (e ti pare?), ho incignato – mia madre era un po’ toscana, e poi rimanda ai cigni e soprattutto al cigno nero!, chiaro presagio di disastro – un nuovo sciopero della fame sperando in una nuova abbuffata di fama.

Illusione, dolce chimera sei tu! Una canzone resa celebre da Achille Togliani e Aurelio Fierro negli anni ’40. (Che si riferisse all’esito della guerra per l’Italia? La cantava mia nonna paterna, reminiscenza infantile.) Gli è che forse ho sviluppato una dipendenza dallo (sciopero della) fame, non posso più farne a meno e oltretutto devo aumentare la dose, per ottenere lo stesso precedente livello di godimento.

Come? Ve lo rivelerò domani.

In più, mi ero stufato della sfaccenderia, e così metto in atto un cambiamento a dir poco rivoluzionario: da sfaccendato torno scioperato. E infatti, oggi, mio giorno libero, sono stato più servo che mai di mille occupazioni: ho steso e ritirato il bucato, ho risposto a messaggi su telegram e whatsapp, ho replicato a commenti su facebook, soprattutto ho cominciato a organizzare la nuova attuazione di SCUOLA UGUALE X TUTTI (SUXT, 1240 membri) utilizzando la tecnica non-violenta del DURAN ADAM (turco, letteralmente “uomo in piedi”, mi piace tradurlo “uomo (e)retto”. No, i Duran Duran c’entrano come i fichi a merenda). (Da quale congiunto mi venga questa espressione non saprei dirlo.)

Consiste nello stare in piedi, per almeno un’ora, in un luogo simbolico (p.e. davanti al Comune di Milano) e magari frequentato, reggendo nelle mani e mostrando un cartello con la scritta (in questo caso) MINISTRO BIANCHI NON VOGLIAMO LO SCONTRO, TI CHIEDIAMO SOLO UN INCONTRO oppure BIANCHI BIANCHI TOGLITI IL MANTO E RACCOGLI IL NOSTRO GUANTO (di sfida).

Certo, non ricorderete più che SUXT ha inviato più e più mail al ministro Bianchi per chiedergli un pubblico confronto sulle nostre petizioni (9887 firme ad oggi) per l’abrogazione dell’art. 4 del DL 1/22 e in generale di tutte le restrizioni discriminatorie imposte ai giovani privi di green pass rafforzato, non solo a scuola ma anche sui mezzi pubblici, negli impianti sportivi, nei cinema, in biblioteca. Bianchi non ci ha mai degnato di una risposta.

Ora, un conto è declinare il nostro invito a un pubblico dibattito, anche se fa sorgere il legittimo sospetto che il Grande Uomo non si senta in grado di affrontarlo; tutt’altro conto non inviarci una mail di replica, rifiutando la nostra richiesta e possibilmente fornendo la motivazione del rifiuto. (“Che fece per viltade il gran rifiuto!”, finalmente una rimembranza aulica!).

Palesemente, non è cosa da Stato democratico, e che oltretutto si gloria dell’accessibilità e della trasparenza dei suoi uffici e quindi dei suoi funzionari e autorità. Ma non è nemmeno cosa da gentiluomo, da persona educata. Voglio dire che siamo arrivati a rivendicare davvero il minimo del minimo: il semplice rispetto del galateo nei rapporti tra autorità e cittadini (mica uno, quasi 10.000!). Nemmeno questo ci viene concesso!

Su questo insisteremo nel DURAN ADAM e insisteranno con noi anche gli studenti medi e universitari di Milano dell’associazione STUDENTI NO GREEN PASS di Milano, che ho incontrato oggi alle 17 al Politecnico (non vi ero mai entrato, molto bello) e che mi hanno detto che anche loro, lo scorso settembre, avevano inviato una mail, con 150 firme, al Rettore dell’Università Bicocca, Cristina Messa, la quale non gli ha mai risposto. È chiaro, Bianchi dà l’esempio, più che cattivo, da zarro (in questo caso influenza di miei studenti di anni fa).

Tornato a casa mi sono accordato con il mio pard (Tex Willer docet) di Resistenza Radicale (RR) per un altro tipo di DURAN ADAM, a partire da domani, in piazza Scala, dalle 17 alle 18, con un cartello più complessivo: UMANO DIRITTO – # no green pass – www.resistenzaradicale.org.

Finalmente ho preparato le lezioni di domani – la filosofia della religione di J.S. MIll ed entrata in guerra del Regno d’Italia nel 1940 – e mi sono messo a stendere questo diario. Potrò forse ora andare a letto e dormire il sonno dei giusti?

Ai postumi, della nottata, l’ardua sentenza!

Tuttavia, in conclusione uno sprazzo semiserio (a esser serio del tutto proprio non riesco). Riprendo lo sciopero della fame per molti motivi e scopi: innanzitutto, come prima detto, per sollecitare (e solleticare) Bianchi a rispondere all’invito di SUXT; in secondo luogo, per condividere la fame di milioni di lavoratori ultra50enni, sanitari, dipendenti pubblici, lasciati senza stipendio solo perché non accettano un’imposizione dello Stato lesiva del loro diritto alla scelta libera e consapevole dei propri trattamenti sanitari; in terzo luogo, per condividere la fame e le sofferenze del popolo ucraino e del popolo russo, precipitati in una folle guerra che non ha giustificazioni, se non quella orrenda, e perciò irricevibile, del gioco del Risiko tra le sedicenti grandi potenze mondiali, in realtà misere e squallide impotenze, dominate solo dalla immonda e incontentabile smania di ricchezza e di potere.


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