di Aligi Taschera

 Sabato 6 agosto, è comparsa nella chat di Resistenza Radicale una “riflessione” (così l’ha definita Mariana Panico, che ce l’ha messa) di Siconolfi, intitolata “Fuori l’antifascismo dal fronte antisistema”.


(QUI link al post, pubblicato sul profilo facebook di Roberto Siconolfi.)

Già il titolo mi sembra preoccupante. Nel testo, tra l’altro, si legge: “Signori, ricordiamoci che il popolo italiano per una buona fetta non ha la fisima dell’antifascismo, che Fratelli d’Italia nei sondaggi è il primo partito al 23% , che la Lega di Matteo Salvini alle scorse europee raggiunse il 34%.” E poi ancora: “La resistenza fu fatta pure dai monarchici, dai conservatori, dai liberali…Nel CLN (quello vecchio) vi era pure la Democrazia Cristiana non solo il PCI, e la Democrazia Cristiana non solo delle componenti di sinistra, che piacciono tanto alla suddetta area.”

Mi pare che questo testo testimoni di un certo pressapochismo e di una confusione storico-culturale piuttosto diffusi nel movimento di opposizione alle politiche pandemiche, così diffusi da essere arrivati a far capolino anche nella chat di Resistenza Radicale.

Lo scritto di Siconolfi prende le mosse dalla fuoriuscita di Pino Cabras e de “L’alternativa” dalle liste di Italexit, motivata dall’affermazione che nelle liste ci sarebbero esponenti notoriamente fascisti. Io non so se la motivazione enunciata sia seria o sia una scusa (il sospetto che si tratti di una scusa è stato enunciato da Gianluigi Paragone con motivazioni non del tutto trascurabili), e non so nemmeno se nelle liste di Italexit ci siano effettivamente dei fascisti. Ma non mi interessa nemmeno saperlo. Quel che mi interessa è mettere in luce l’insostenibilità delle tesi di Siconolfi.

Sembra che costui dimentichi prima di tutto che il fascismo non solo è esistito, ma che è nato e cresciuto in Italia, e che dimentichi pienamente che cosa fu il fascismo, e di conseguenza che cosa fu l’antifascismo. Lo dimentica al punto di scrivere, a dimostrazione che il popolo italiano non ha la “fisima” dell’antifascismo (purtroppo, dico io), che Fratelli d’Italia nei sondaggi è il primo partito, e che la Lega alle scorse elezioni raggiunse il 34%. E allora? Che c’entra? Si vuole sostenere che la Lega e Fratelli d’Italia sono il fascismo? Evidentemente qui si confonde l’antifascismo (cioè il movimento, nato mentre il fascismo esisteva, di opposizione al fascismo, che, per forza di cose, continuò ad esistere anche dopo che il fascismo era caduto) con la strumentalizzazione retorica dell’antifascismo da parte di una sedicente sinistra che, a corto di argomenti più seri, contrasta la Lega e Fratelli d’Italia accusandoli di essere fascisti. Dimentica l’ovvietà che, se l’accusa fosse fondata, avrebbe da tempo dovuto intervenire la magistratura, dato che la legge italiana vieta la ricostituzione del Partito Fascista. E’ certamente vero che Fratelli d’Italia ha nelle sue origini l’M.S.I., che fu fondato da un ex gerarca delle repubblica di Salò, ma da questo all’essere veri fascisti ci corre.

Ma l’affermazione più confusa e meno sostenibile di Siconolfi è la seguente:

“La resistenza fu fatta pure dai monarchici, dai conservatori, dai liberali, …. Nel CLN (quello vecchio) vi era pure la Democrazia Cristiana non solo il PCI, e la Democrazia Cristiana non solo delle componenti di sinistra, che piacciono tanto alla suddetta area.” Appunto. Si direbbe proprio che mancassero i fascisti; anzi, questo signore dimentica che tutti costoro erano uniti nel combattere il nazifascismo: erano, appunto, antifascisti. I Monarchici e la maggioranza dei Liberali (non si possono dimenticare Piero Gobetti, Giovanni Amendola e i firmatari del manifesto degli intellettuali antifascisti del 1924) erano diventati antifascisti solo dopo la congiura di palazzo che aveva destituito Mussolini il 25 luglio del 1943, ma comunque combattevano contro il nazifascismo, sotto la guida del CLN.

Come antifascista di 74 anni, figlio di antifascisti della prima ora (mio padre, nato nel 1905, era già antifascista nel 1922, durante la marcia su Roma, e mia madre, nata nel 1908, era già antifascista nel 1926, al momento dell’attentato al Duce di Anteo Zamboni), mi sento in dovere di chiarire brevemente che cosa fu l’antifascismo, e di spiegare perché ritengo l’antifascismo imprescindibile e pienamente attuale.

Ma, a questo scopo, è inevitabile chiarire che cosa fu (e che cosa è) il fascismo.

Credo che l’essenza del fascismo si possa riassumere in una frase sola: l’esaltazione della forza e l’uso della violenza (organizzata e non) nella lotta politica. Potrebbe bastare questo. Ma, per essere più chiaro, mi sento in dovere di illustrare questa mia affermazione, anche perché ho sentito più di una volta sostenere che il fascismo è andato al potere democraticamente, il che è del tutto falso. Come è noto il fascismo andò al potere con l’uso di squadre armate (le squadre d’azione) che, nel biennio 1921-22 compirono innumerevoli azioni illegali, eversive e violente, che consistettero in devastazioni e incendi di sedi socialiste e sindacali, di giornali, di comuni guidati dai socialisti (tra i quali il comune di Milano), con pestaggi e anche omicidi di dirigenti socialisti, dirigenti sindacali, e dirigenti di partiti politici non fascisti. Tutto questo si concluse con la marcia su Roma. Il 28 ottobre 1922 le squadre armate fasciste conversero su Roma. Il capo del governo, Luigi Facta, chiese al Re di sottoscrivere la dichiarazione di stato d’assedio, che gli avrebbe permesso di usare l’esercito in funzione di ordine pubblico per affrontare le squadre fasciste, che erano armate. Il Re rifiutò, inducendo Facta alle dimissioni, e, al contrario, diede l’incarico di capo del governo al capo del Partito Fascista, Benito Mussolini, che aspettava al sicuro a Milano. Si può sostenere che il primo governo Mussolini si costituì nel rispetto formale dello Statuto Albertino, per volere del Re; ma non si può certo sostenere che Mussolini sia andato al potere democraticamente. A chi sostenesse che il “listone” (costituito in maggioranza da esponenti del Partito Nazionale Fascista, ma non solo da loro) ottenne “democraticamente” la maggioranza alle successive elezioni del 1924, devo ricordare due cose. La prima è che ottenne la maggioranza grazie alla legge Acerbo, che trasformava una maggioranza relativa, anche risicata, alle elezioni, in una maggioranza assoluta in parlamento. La seconda, e più importante, è la condizione di illegalità in cui si svolsero le elezioni, denunciata dal deputato Giacomo Matteotti. Come è noto, Matteotti si alzò in parlamento per sostenere l’invalidità del parlamento eletto: le elezioni si erano svolte in un clima di intimidazioni e violenze: picchiatori fascisti avevano impedito ai notai di registrare liste o candidati non graditi al Partito Fascista; squadre di picchiatori si erano recate davanti ai seggi per intimidire gli elettori, ed impedire fisicamente l’accesso ai seggi ad elettori notoriamente contrari al Partito Fascista, e così via. Consiglio a tutti di leggersi il discorso che Matteotti tenne alla camera il 30 maggio 1924. Come è noto, pochi giorni dopo Matteotti fu rapito da una squadra fascista comandata da Amerigo Dumini, e fu ritrovato cadavere circa un mese più tardi. E questo basti per illustrare la mia affermazione che il fascismo fu l’esaltazione della forza e l’uso della violenza (organizzata e non) nella lotta politica. Ma per non lasciare dubbi, darò la parola al Duce: Benito Mussolini.

Scrive Mussolini ne “La dottrina del fascismo” scritta per l’Enciclopedia Italiana nel 1933 (XI anno dell’era fascista): “Il fascismo…concepisce la vita come lotta…così per l’individuo singolo, così per la nazione, così per l’umanità… Anzitutto il fascismo… non crede alla possibilità né all’utilità della pace perpetua. Respinge quindi il pacifismo… Solo la guerra porta al massimo di tensione tutte le energie umane e imprime un sigillo di nobiltà ai popoli che hanno la virtù di affrontarla… Una dottrina, quindi, che parta dal postulato pregiudiziale della pace, è estranea al fascismo…Questo spirito anti-pacifista, il fascismo lo trasporta anche nella vita degli individui.” Questo per quanto riguarda la vita, la pace e guerra. Ma vale la pena di riportare anche qualche idea politica sul socialismo, sulla democrazia e sul liberalismo. “Il fascismo…è per la sola libertà che possa essere una cosa seria, la libertà dello Stato e dell’individuo nello Stato… In tal senso il fascismo è totalitario …Né individui fuori dello Stato, né gruppi (partiti politici, associazioni, sindacati, classi). Perciò il fascismo è contro il socialismo…Dopo il socialismo, il fascismo batte in breccia tutto il complesso delle ideologie democratiche e le respinge… Il fascismo…afferma la disuguaglianza irrimediabile e feconda e benefica degli uomini…Il fascismo respinge nella democrazia l’assurda menzogna convenzionale dell’egualitarismo politico …” E ancora: “Di fronte alle dottrine liberali, il fascismo è in atteggiamento di assoluta opposizione…Lo Stato fascista è una volontà di potenza e d’imperio.” E infatti lo stato fascista fu il primo ad inaugurare l’uso di gas tossici sulla popolazione civile, aggredendo uno stato che contro l’Italia non aveva fatto nulla (l’Etiopia), per pura volontà di potenza e di imperio.

Ed ora si sarà automaticamente chiarito che cosa fu, e che cosa è, l’antifascismo, per opposizione a tutto questo.

L’antifascismo è l’affermazione del confronto dialogico e civile nella competizione politica, contro l’uso della violenza e della sopraffazione; è il riconoscimento del valore fondamentale della libertà contro ogni forma di costrizione autoritaria; è l’aspirazione alla pace; è il riconoscimento del valore dell’uguaglianza e della giustizia sociale, contro l’affermazione della superiorità di chicchessia (super-ricco, super-uomo o popolo o stato superiore); è la negazione del diritto di individui o stati di sottomettere altri individui o altri stati con la violenza.

Ed è il caso di ricordare che gli antifascisti che non si accontentavano di affermare questi valori solo in famiglia e nella stretta cerchia degli amici intimi andavano incontro al carcere o all’esilio, e in alcuni casi anche alla morte. E di ricordare anche che per sconfiggere il fascismo e per rendere per lo meno legittimi e professabili pubblicamente i valori dell’antifascismo ci volle una guerra mondiale.

E non mi si venga a dire che con la sconfitta del fascismo alla fine della guerra mondiale l’antifascismo non ha più valore o importanza. Il fascismo non è magicamente scomparso alla fine della guerra. Qui basti ricordare che gli autori materiali delle stragi che hanno insanguinato l’Italia dal 1969 (strage di piazza Fontana) al 1980 (strage di Bologna) erano fascisti, appartenenti alle organizzazioni “Ordine Nuovo” e “Avanguardia Nazionale” utilizzati e/o istruiti dai servizi segreti americani e protetti dai servizi segreti italiani. Negli stessi anni ’70, dittature di ispirazione nazifascista si impadronirono, spinti ed appoggiati dai servizi segreti americani, di gran parte dell’America meridionale, con stragi di oppositori politici che non avevano assolutamente nulla da invidiare ai metodi usti dal nazismo, anzi, ne superarono l’efferatezza.

Perciò il titolo “Fuori l’antifascismo dal fronte antisistema” è semplicemente indecente. Siamo tutti d’accordo che l’uso di un finto antifascismo da parte della sedicente sinistra attuale, che nel suo autoritarismo forsennato ha compiuto violazioni delle libertà e dei diritti che nemmeno il fascismo aveva compiuto, è assolutamente osceno. Siamo tutti d’accordo che sia importante collaborare con tutti quelli che si oppongono alle politiche pandemiche, anche se vengono considerati fascisti.

Ma i valori dell’antifascismo storico sono irrinunciabili, ed è in nome di questi valori che mi sono opposto e mi oppongo alle politiche pandemiche, che restano illiberali e fascistoidi anche se volute prima di tutti dal P.D., che si autoproclama antifascista. Vorrei ricordare che la nonviolenza è l’opposto più radicale del fascismo, la forma più estrema e coerente di antifascismo, e spero che in Resistenza Radicale ce ne si renda conto.  Perciò, se è possibile e doveroso collaborare con tutte le forze che si oppongono alle politiche pandemiche, anche con quelle che hanno lontane origini fasciste, o che non si definirebbero mai antifasciste, non è possibile collaborare con i fascisti veri, quelli che usano orgogliosamente la violenza come metodo di lotta politica, anche se bisogna restare aperti al dialogo anche con costoro, nei limiti del possibile.

 

Aligi Taschera
Resistenza Radicale