Il docente Saverio Mauro Tassi ha ricominciato lo sciopero della fame (il precendente è durato 12 giorni) per chiedere al Ministro Bianchi di rispondere alle istanze presentategli, e per condividere la sofferenza di una popolazione lasciata a casa e discriminata, e quelle del popolo ucraino aggredito dalla guerra.
Ecco cosa ci racconta al quarto giorno della sua azione.


Leggi qui il Giorno 1 del Diario di uno scioperato (della fame)
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DIARIO DI UNO SCIOPERATO – II STAGIONE
IV giorno

Attendato alla Costituzione!

Leggete bene. Attendato, con due t e una d, non con tre t. Cosa sarebbe? Ma sono io, che mi sono attendato, cioè messo in tenda, alla Costituzione, cioè a favore della Costituzione.

La mia protesta contro le attuali istituzioni statali, per primo il ministro Bianchi, che tutto conosce della scuola, salvo che non ne ha mai visto nemmeno i banchi, la mia protesta, dicevo, non è un attentato alle istituzioni, ma un attendato alla Costituzione.

Del resto lo ha riconosciuto la stessa Digos, che di attentati se ne intende, la quale non mi ha sgombrato (almeno finora). Forse non si intende altrettanto di attendati, forse li ho sorpresi con un reato non ancora previsto dalla legge. Nemmeno da quella di emergenza.

La seconda notte è andata molto meglio. Nonostante la temperatura fosse salita di un solo grado, rispetto alla prima ho dormito come un pascià. Sì, avevo un po’ sottovalutato la situazione, ma infilando due plaid sotto il tappetino e avvolgendomi in un bianco piumino ho sconfitto il freddo.

Stamattina, nella lezioni di storia in quinta, parlando dello svolgimento della II guerra mondiale, ho riferito delle sanzioni commerciali che gli USA comminarono al Giappone, per ritorsione contro l’invasione nipponica della Cina, dell’Indocina, dell’Indonesia. L’imperialismo diretto del Sol levante si scontrava con quello “informale” degli yankee. In particolare il blocco economico impediva alle aziende statunitensi di vendere petrolio ai giapponesi, che ne erano del tutto privi. Risposta nipponica? Pearl Harbor. Risposta USA finale? Due bombe atomiche. Putin e Biden se ne ricordano?

E oggi finalmente ho ricevuto la prima telefonata da una giornalista di “Il Giornale”, quotidiano che finora mi aveva ignorato. Mi ha intervistato a lungo e mi è sembrata molto competente e molto solidale. Purtroppo (o per fortuna) non le permettono di scrivere di me sul cartaceo, pubblicherà on line sul blog del quotidiano. L’articolo dovrebbe uscire domani, lei si chiama Gioia Locati. Se uscisse sarebbe una vera Gioia!

Alle 17 sono andato ad attuare il DURAN ADAM in piazza Scala, dove mi ha raggiunto la mia cara collega e amica Gios, venuta a trovarmi da Milano, che mi rifornisce di brodo vegetale caldo in variopinti thermos.

Poi mi sono recato al Centro sportivo “Forza e Coraggio”, insieme alla mamma di un ragazzo minorenne senza green pass cui è impedito di fare atletica leggera all’aperto, benché regolarmente iscritto e pagante, e nonostante la legge permetta ai minorenni di praticare sport all’aperto anche senza green pass. Abbiamo chiesto di parlare con un responsabile, ma una segretaria ci ha detto che non era presente e che comunque per parlare con lui dovevamo chiedere un appuntamento tramite mail.

Lo faremo e la settimana prossima ci torneremo, che risponda o meno, e qualsiasi cosa risponda. Se si nega, mi riprometto di ricorrere al metodo USR, dirigente scolastica della Lombardia. Ricordate? Vorrà dire che farò la conoscenza di altri agenti della Digos (visto che non sono mai gli stessi). Di questo passo, mi sa che alla fine di quest’anno li avrò conosciuti tutti.

Adesso mi metto a preparare le lezioni di domani, ben quattro, ma poi tra le 21 e le 22, me ne andrò a ballare il tango alla milonga “El Che” dell’Arci Corvetto. Tanto per illudermi di essere un po’ emulo di Ernesto Guevara, ma con una differenza fondamentale: niente violenza armata, solo non-violenza amata!

Dimenticavo, e già me ne sono dimenticato nei diari precedenti.
Una volta al giorno, verso sera, passo cinque minuti da casa, che è a due passi dalla mia scuola. A fare che? A dare l’acqua alle mie piantine: un bellissimo rosmarino incredibilmente fiorito di viola, che col verde delle foglie sta da Dio, un’azalea un po’ stinfia poverina, una pianta di Natale, stupefacentemente sopravvissuta a due Natali, un ficus dall’apparenza di bonsai, la salvia, un’edera e infine un’aloe.
Lo sciopero della fame lo faccio io, mica loro!

Ma a ben pensare, in realtà loro si nutrono solo di acqua, cioè di un liquido, e dunque io, che assumo solo liquidi (acqua, cappuccino, brodo vegetale), in realtà mi sto nutrendo come loro, come un vegetale.

Insomma, le mie piantine ed io in questo momento siamo più simili e vicini che mai! Forse il digiuno mi permette di comprendere meglio la mia anima vegetativa (Aristotele docet) e quindi di sviluppare una empatia anche per le piante. Perché solo animalisti e non anche vegetalisti?

Saverio Mauro Tassi


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