Riceviamo e pubblichiamo con il consenso dell’autore una lettera a Davide Tutino, seguita da un componimento per Marco Pannella. Grazie!


Caro Davide Tutino,

voglio esprimerti tutta la mia solidarietà per quello che fai e la mia ammirazione per la per la persona che sei.

In questo periodo così buio, dove io mi sto smarrendo, trovo conforto e speranza nelle tue parole, nella tua presenza.

Sono un padre di famiglia, con una moglie e due bambini stupendi, ma la mia gioia di vivere si sta sempre più spegnendo.

In questi due anni ho assistito alla decadenza più totale di ogni valore umano e ho vissuto sulla mia pelle la brutale discriminazione da parte dell’umanità non più umana.

Ormai da quattro mesi sono escluso dal lavoro e dalla vita sociale per non essermi piegato al Green Pass, ma fiero della mia scelta.

Ho un’anima radicale, Marco Pannella è sempre stato il mio compagno di vita, il mio maestro. Ma la sua scomparsa mi ha segnato indelebilmente e considero la sua morte come la morte dei radicali stessi.

Porto però nel cuore, a distanza di vent’anni, una carezza che Emma Bonino mi regalò a Milano in Piazza San Babila, quando le chiesi un autografo che lei, per umiltà, rifiutò.

Vorrei tanto che quella carezza non fosse solo un ricordo ma un conforto, un sostegno.

E invece oggi, purtroppo, mi sento tradito dai nostri compagni radicali, in particolar modo da Emma, che avrebbe dovuto rappresentare l’erede di Marco Pannella.

Non la riconosco più quando in certe trasmissioni televisive dichiara che la libertà di opinione non conta nulla.

Mi fa soffrire il silenzio di Marco Cappato, che ebbi l’onore di conoscere e abbracciare a Monza anni fa, e mi inorridisce l’intero mondo radicale che, paradossalmente, tace e appoggia tutte le politiche nazifasciste messe in atto.

Tuttavia, trovo in te la mia speranza e ti prego di continuare ad essere speranza, a portare avanti le ideologie e le vere lotte radicali.

Vedo in te il prosecutore ideale del nostro caro Marco e, ringraziandoti vivamente per tutto ciò che fai e per tutto ciò che sei, ti regalo una poesia da me scritta pochi giorni dopo la dipartita del Maestro.

Un forte abbraccio,

Luigi Mario Salemi

Caro Marco

Dove sei? Sento un vuoto dentro me, mi sono perso.
Ti penso e ti ricordo, ti cerco ma vedo solo buio.
Mi manchi. Mi manca la tua voce, la tua presenza.
Maestro mio, mi hai insegnato a vivere, a lottare, ad avere fede.
Il tuo Dio è divenuto il mio, il tuo Credo ha pervaso la mia anima
e mi ha insegnato ad essere speranza.
Tu eri speranza e prima di partire hai stretto il crocefisso, proprio tu,
osteggiato dai figli di Cristo.
Ma quale Cristo?
Il potere, il denaro, l’arrivismo, il perbenismo…no!
Tu credevi in altro, sei stato fedele alla parola di Gesù.
Porgevi la mano ai più deboli, agli emarginati, hai sacrificato la tua vita per tutti noi,
che non meritiamo niente.
Non bevevi e non mangiavi, perché?! Per chi?!
Tanto hai dato e nulla hai ricevuto ma ora, ora è diverso perché non ci sei più.
Gli insulti sono diventati omaggi, gli sputi carezze.
L’ipocrisia non ha confini, quante maschere e quanti sospiri di sollievo.
Nessuno potrà più temerti, a tutto c’è una fine e con te finisce tutto.
Dicono che i tuoi ideali non moriranno mai, ma chi potrà portarli avanti?
Non trovo una risposta, né consolazione, solo rabbia, angoscia e smarrimento.
Sono solo adesso, tu sei andato via con un sorriso ma io non trovo più il mio.
Sento che la speranza mi abbandona, la gioia mi abbandona e mi ritrovo a vivere
solo contro tutti.
Non sono forte come te ma cercherò di rialzarmi, me lo hai insegnato tu.
Ti chiedo solo di aiutarmi, come vorrei sentire ancora la tua presenza!
Voglio continuare a credere in qualcosa di migliore ed essere un esempio per tutti,
voglio essere diverso, pulito, onesto, sincero e altruista.
Aiutami ad aiutare gli altri, ad essere migliore, ad amare sempre e comunque.
Sei partito qualche giorno fa, mi sembra già un’eternità, chissà se un giorno ci rincontreremo.
Aspetterò quel giorno e intanto sognerò:
Io e te, come due guerrieri senza tempo.
Tu, con la tua rosa rossa, la tua mano che si allunga verso me ed io,
che disperatamente cerco di afferrarla.

Luigi Mario Salemi


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